Editoriale di oggi che si apre inevitabilmente con un ricordo di Carlo Ricchetti. Chi, come me, ha avuto la fortuna di vivere l'epoca più bella del calcio salernitano non può non avere una ferita profonda nel cuore. E' venuto a mancare non solo un simbolo di quel 4-3-3 che stravolse la storia di questo sport, ma soprattutto un uomo che, con semplicità, umiltà e generosità, ha onorato sempre la nostra maglia partecipando con entusiasmo a tutte le iniziative dedicate alla storia della Bersagliera. Storia di cui sarà sempre parte integrante: si organizzino iniziative di ogni genere affinché le nuove generazioni (quelle che hanno applaudito pseudo idoli di turno) possano conoscere chi siano stati davvero i campioni meritevoli di un coro, di un applauso e di una stretta di mano. Un abbraccio forte alla sua famiglia, a quel gruppo meraviglioso che dettava legge su tutti i campi d'Italia e che tanto dipendeva dall'estro del re del taglio che, stavolta, ci ha fatto davvero un brutto scherzo.

Parlare di calcio dopo questa premessa è piuttosto complicato, ma lo spettacolo deve continuare e siamo certi che, da lassù, anche il nostro amato CR7 sia felice di vedere una Salernitana in testa alla classifica dopo due anni disastrosi e nei quali la società ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare. C'è chi elogia le parate di Donnarumma, chi i gol degli attaccanti, chi ancora i cross di pendolino Villa, il nostro Dimarco. Tuttavia voglio soffermarmi sul gruppo. Unito, compatto, pronto a remare nella medesima direzione, desideroso di instaurare un rapporto di simbiosi con la piazza e profondamente innamorato della curva Sud e della tifoseria granata. Li avete visti con quale entusiasmo cantavano insieme agli ultras, abbracciandosi e battendo la mano sul petto come fossero a Salerno da una vita? Non sappiamo se a fine stagione festeggeremo la B o rosicheremo amaro per la permanenza in terza serie, ma questi calciatori hanno meritato il nostro rispetto. E, per una piazza orgogliosa come la nostra che ama visceralmente la propria squadra di calcio, è senza dubbio "tanta roba" rivedere scene che sembravano appartenere a un passato remoto e che per fortuna sono tornate di moda.

Bravi tutti, indistintamente. Poi c'è l'aspetto tecnico e deontologia professionale impone quell'onestà intellettuale che qualcuno scambiava per disfattismo e vedovanza appoggiando chi azzardava profezie dí trionfo sui social. Ebbene, la Salernitana è una buona squadra, ha attaccanti senza dubbio più forti di quelli che ci hanno propinato Valentini e Petrachi, ma balla troppo in difesa ed è scarna numericamente in mediana. L'obiettivo realistico resta quello di arrivare a gennaio tra le prime e con la possibilità di lottare fino in fondo per la promozione diretta. E lì le belle parole di Iervolino, Milan e Pagano dovranno trasformarsi in fatti concreti. O si mette mano al portafoglio senza badare a spese prendendo 3-4 giocatori di categoria superiore oppure saremo di nuovo a cospetto di una società che forse non ha tutta questa frenesia di salire e che probabilmente ancora non si è resa conto del disastro sportivo propinato a una città che ha avuto una sola colpa: osannare a prescindere solo perchè si era liberata degli odiati romani. Quelli che oggi mancano come il pane e che ci avevano permesso di mettere nel dimenticatoio derby sentiti solo altrove e che gasano realtà che - con tutto il rispetto - non sono all'altezza del prestigioso palcoscenico dell'Arechi.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 31 ottobre 2025 alle 00:01
Autore: Maurizio Grillo
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Editorialista dal 2024
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