Al termine della peggior stagione sportiva della storia della Salernitana, ci saremmo aspettati non solo le scuse da parte della società, ma anche - e soprattutto - una conferenza stampa verità utile a capire due cose: i motivi di questo totale ridimensionamento e i programmi futuri. Chi ha preso il club in A, con bilancio in attivo e un parco giocatori di buon livello, avrebbe l'obbligo morale di allestire da subito uno squadrone in grado di riportare la Salernitana in massima serie, assumendosi in pieno le proprie responsabilità e mettendoci la faccia. Del resto, tra paracadute, cessioni, diritti tv, ricavi da botteghino e risorse personali di uno degli uomini più facoltosi d'Italia, ci sarebbero tutti i presupposti per formare una rosa competitiva. Purtroppo, però, sembra di essere tornati ai tempi del trust. Mai avremmo pensato di dover parlare di due diligence, patto di riservatezza, cessione, indice di liquidità, controlli CoviSoc e iscrizione appena due anni e mezzo dopo l'arrivo di un imprenditore che aveva fatto sognare Salerno con promesse di ogni genere e investimenti alquanto rilevanti.

Dalle stelle alle stalle, ahinoi, il passo è stato breve. Altro che zona sinistra, mai più ultimi, sogno europeo, grande settore giovanile e brand internazionali: qui c'è il rischio che Iervolino resti controvoglia e solo perchè non è arrivata sul suo tavolo una proposta tale da consentirgli di uscire di scena senza averci rimesso un solo euro. E se dal punto di vista professionale è ragionamento legittimo e comprensibile, sul piano sportivo c'è davvero tanto di cui rammaricarsi. Possibile che la Salernitana non riesca a trovare una società ambiziosa per davvero? Come si può spiegare una metamorfosi del genere? E se davvero si lega la permanenza all'apporto del pubblico, perchè non si proferisce verbo rispetto a una scenografia da brividi e al tifo incessante di una piazza che non ha mai contestato pur essendoci tutti i presupposti? Siamo delusi, inutile girarci intorno. Speravamo per davvero fosse arrivata una società innamorata di Salerno, della Salernitana, dei salernitani, in grado di regalarci una nuova era tutta granata fatta di ambizione, successi, investimenti, top player. E invece no: neanche il tempo di archiviare una retrocessione vergognosa che i principali protagonisti si nascondono dietro il sipario senza proferir verbo, dimenticando che una società sportiva non può essere un'azienda gestita freddamente dietro una scrivania.

Decine di migliaia di persone hanno accolto Iervolino trionfalmente, intitolandogli club e garantendogli appoggio incondizionato. Possibile che nemmeno Milan, che fino a dicembre frequentava assiduamente i club organizzati, avverta l'esigenza di fare chiarezza e di fornire quantomeno una rassicurazione in prospettiva futura? Tutto davvero molto triste. La ciliegina sulla torta di questa sciagurata stagione è il tappeto rosso steso al Verona lunedì scorso, degno finale da parte di un gruppo pessimo e che non ha mai incarnato i valori della gente. Peccato che i fischi li abbia presi solo Candreva, uno che ci ha sempre messo la faccia e che forse si è spento perchè era l'unico a tenerci. Vedere undici giocatori scarsi che restano impassibili anche a cospetto dello spettacolo offerto dalla Sud è un colpo al cuore per chi, come me, segue la Salernitana da decenni e si ritrova costretto a spegnere la televisione per combattere il profondo senso di vergogna. Li abbiamo fatti festeggiare a casa nostra, giocando una partitaccia, subendo due gol da oratorio e con atleti che faticherebbero a essere titolari in Lega Pro. Vadano via tutti, come dice la curva Sud. Lo strappo con la piazza è definitivo, nessuno si è dimostrato degno di indossare una maglia gloriosa e mortificata dai loro atteggiamenti. Chi tirava indietro la gamba, chi rideva a bordo campo, chi pensa soltanto al mercato, nessun contrasto duro e ospiti che passeggiavano in uno stadio che, qualche tempo fa, era fortino inespugnabile per tutti. Sia tabula rasa, dal primo all'ultimo. Ma se il primo ad aver mollato è il capo dell'azienda, come possiamo sperare che un calciatore strapagato a prescindere possa salvaguardare almeno la dignità sportiva?
 

Sezione: Editoriale / Data: Ven 24 maggio 2024 alle 00:01
Autore: Maurizio Grillo
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