Un allenatore pragmatico che schiera i calciatori rispettando caratteristiche e potenzialità, una società presente al fianco dei giocatori e dello staff, un direttore sportivo blindato dalla proprietà e che si gode le prestazioni finalmente convincenti di atleti nei quali ha sempre creduto e che evidentemente non venivano valorizzati dalla guida tecnica precedente. Aggiungeteci il recupero di elementi fondamentali come Maggiore, Gyomber e Mazzocchi, il ritorno di una colonna come Ochoa in porta e un clima finalmente più caldo all'Arechi e si può spiegare facilmente il netto 3-0 con cui la Salernitana ha ridimensionato un Monza senza dubbio competitivo, virtualmente salvo, capace di dominare all'andata, ma sceso in campo con un pizzico di presunzione come testimoniato dall'avvicendamento tra i pali e dalla scelta di rivoluzionare il reparto offensivo. Palladino ha parlato di una Salernitana "brava a sfruttare le ripartenze, nel primo tempo siamo stati bravissimi e forse meritavamo di più", un'analisi riduttiva e che non rende meriti a un tecnico come Paulo Sousa che ha saputo incidere in soli dieci giorni mentre Nicola, dal ritiro invernale in poi, sembrava davvero aver perso la bussola e il polso dello spogliatoio.
Non sappiamo come sarebbero andate le cose se il club avesse ascoltato il direttore sportivo esonerando il mister qualche tempo fa, sappiamo però che far peggio di quella Salernitana è impossibile e che, sia contro la Lazio, sia contro il Monza, abbiamo visto qualcosa di nuovo. Anche uno che non mastica calcio avrebbe capito che Candreva non poteva fare l'esterno a tutta fascia a 36 anni e nel 3-5-2, così come era incomprensibile che gente protagonista l'anno scorso venisse accantonata senza avere nemmeno una chance per incidere. Il fatto che due gol su tre arrivino da calciatori che sposarono il progetto in epoca di trust e rischio fallimento è una bella emozione e un meritato riconoscimento per chi, come Kastanos e Coulibaly, ha detto sì senza tentennare rifiutando anche le tante richieste giunte nei mesi scorsi. Ora c'è la partita contro la Sampdoria e il destino capovolge quanto accadeva ad aprile 2022. In quel caso la Salernitana scese in campo conoscendo il risultato - positivo - della più diretta concorrente e con un -12 dalla zona salvezza che sapeva di condanna. Stavolta, invece, Spezia e Verona si affronteranno alle 12:30 e inevitabilmente il risultato finale condizionerà il match di Marassi. Vincessero i liguri, la Samp si ritroverebbe con un piede e mezzo in B mentre la Salernitana potrebbe portarsi di nuovo a +10 affrontando poi la trasferta a Milano con totale serenità. L'invito, però, resta quello di non abbassare la guardia.
La Cremonese ha sfatato il tabù vittoria e ha impressionato per aver giocato a ritmi alti e col coltello tra i denti anche quando era sotto di 3 gol, il Verona ha sbagliato solo l'ultima gara con la Fiorentina ma ha identità e organizzazione, la Samp in casa segna col contagocce e e non vince da maggio ma ha fermato Lazio, Juventus e Inter combattendo su ogni pallone. Con l'aiuto dei 2300 salernitani annunciati al seguito e il lavoro di Sousa c'è comunque la grande chance di tornare allo "status quo ante" e ripristinare i 10 punti di vantaggio. Solo così la vittoria sul Monza significherebbe calcio definitivo alla crisi. Una rondine non fa primavera, ora tocca alla squadra trovare la necessaria continuità. Perchè salvarsi in anticipo consentirebbe di programmare da aprile un futuro di spessore. Con una società economicamente forte, un allenatore di caratura internazionale e - perchè no - un ds che ha commesso diversi errori ma che, alla sua prima esperienza in questa veste, ha comunque centrato colpi di mercato di un certo spessore.
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