La solita Salernitana. Propositiva e qualitativa quando spinge, tremendamente in sofferenza quando è chiamata a difendersi. Non è un caso che la squadra inizi a carburare quando va sotto e gli avversari si arroccano a metà campo a protezione del risultato salvo poi palesare limiti evidenti se c'è da gestire. Eppure la formazione di Raffaele, che corazzata non è e dovrà essere puntellata con 2-3 giocatori di categoria superiore a gennaio se davvero vorrà prevalere in un girone etichettabile come B2, continua a vincere e vanta numeri importanti. 6 vittorie su 8, primo posto con 19 punti a +3 sulla seconda, 15 gol realizzati, tre calciatori nella classifica marcatori generale (Inglese sale a quota 4, Ferrari raggiunge Ferraris a 3) e fattore Arechi ripristinato dopo il rocambolesco scivolone con il Cerignola che non consente ancora di parlare di fuga. Naturalmente il derby di domenica lascia in eredità tante cose positive.

La reazione dopo lo svantaggio, la voglia di vincerla e di lottare su tutti i palloni, il sesto assist consecutivo di Villa, il grande impatto di un Achik determinante e quella festa finale sotto la curva Sud alla quale hanno preso parte anche panchinari, calciatori assenti per infortunio e uno staff tecnico che sta facendo un buon lavoro considerando che la rosa è composta da calciatori nuovi e che il ritiro è stato svolto in modalità cantiere aperto. Ci sono poi le note dolenti. Perchè subire mediamente 8 tiri pericolosi a partita è in totale contrapposizione con una squadra che punta a vincere il campionato. La Salernitana, negli ultimi 270 minuti, ha incassato 7 reti e l'assenza del pur bravo Cabianca non basta a giustificare errori che rischiano di essere pagati a caro prezzo quando ci saranno da affrontare le big.

Il dilemma è sempre lo stesso: problema di uomini o di atteggiamento tattico? Raffaele, che pure dovrà registrare qualcosa, forse si è reso conto delle difficoltà individuali del pacchetto arretrato, ha messo in preventivo un po' di sofferenza e ha impostato tutto su un calcio offensivo, atto ad esaltare le caratteristiche di calciatori di categoria superiore e che possono far male in qualunque momento. C'è poco da fare se il mister predilige un gioco rapido e di palleggio e arrivano calciatori strutturati come Matino, Golemic e Coppolaro, un terzetto esperto ma piuttosto lento e che non ha ancora oleato i meccanismi. Sul primo gol della Cavese i limiti sono emersi in pieno: area piccola del tutto scoperta e nessuno a protezione della porta pur con un cross di facile lettura. Sul secondo è sbagliato parlare di errore tattico, visto che la Salernitana era in possesso e ha pagato a caro prezzo uno sbaglio di Tascone e un movimento errato di un Quirini ancora lontano dagli standard abituali.

Male anche il centrocampo, con Capomaggio che ha qualità ma rallenta il gioco e che forse dovrebbe agire in posizione più avanzata. Certo, l'assenza prolungata di De Boer e le pochissime alternative a disposizione rendono tutto più complicato. Non hanno convinto nemmeno la tenuta fisica (evidente il crollo a 20 minuti dalla fine) nè l'esperimento Ferraris trequartista, un attaccante che vede la porta e che deve giocare in area di rigore. Intanto il calendario proporrà ora il trittico Monopoli-Catania-Casertana, con due trasferte toste e un derby contro un avversario teoricamente da playoff. A novembre, invece, Crotone e Potenza. Insomma, 30-40 giorni per capire davvero se fu vera gloria o se i risultati abbiano mascherati limiti tecnici e strutturali frutto di un mercato tutt'altro che tempestivo.

Sezione: News / Data: Mar 07 ottobre 2025 alle 15:30 / Fonte: La Città
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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