Tre gol in tredici minuti, quattro in un tempo. Peggio non poteva iniziare il Colantuono bis sulla panchina granata, con una vera e propria disfatta senza appello contro l'Empoli, sulla carta, una delle dirette concorrenti per la salvezza. Primo tempo letteralmente scioccante, quello al quale abbiamo assistito oggi e che certamente non può essere ridimensionato dal secondo tempo di carattere di una Salernitana ferita nell'orgoglio come un pugile all'angolo. Servono spiegazioni, perché, pur con tutte le difficoltà del caso, è inammissibile sottoporre i tifosi accorsi all'Arechi, sempre encomiabili per tifo e spettacolo, a un tale scempio, che rappresenta una vera e propria mancanza di rispetto nei confronti di un'intera piazza. La passività disarmante con la quale la difesa granata è stata trapassata dagli imprendibili attaccanti empolesi sembra non discostarsi affatto da quel concetto di "remissività" imputato a Castori, al quale è costato la panchina. Inutile nascondersi dietro alla pur comprensibile attenuante legata agli infortuni, che non può in nessun modo costituire un alibi di fronte a spettacoli di una simile pochezza. Alla luce della prestazione di quest'oggi sorge pertanto spontanea la domanda se il problema di questa squadra fosse realmente legato all'allenatore; in campo, d'altronde, scendono pur sempre i giocatori, alcuni dei quali hanno fin qui dimostrato di non essere all'altezza di un palcoscenico come la Serie A. 

Si tratta di un'onta difficile da lavare, una scoppola dopo la quale i possibili scenari sono sostanzialmente due: risorgere o affondare. La Salernitana deve pertanto ritrovare la rabbia, l'energia e la voglia di riscatto per ripartire, darsi, per così dire, la spinta dal fondo, quello toccato con la partita di oggi. I granata sanno di poter contare, nonostante tutto, sul supporto incondizionato del pubblico, capace di cantare anche durante il rigore del 4-0, che però non è più intenzionato ad essere preso in giro da simili prestazioni né tantomeno dalle nebulose vicende societarie, col destino di un club ancora appeso a un filo. Buoni sì, ma fessi no, recita un aforisma dialettale noto dalle nostre parti e quanto mai azzeccato in questa circostanza. 

Sezione: Editoriale / Data: Dom 24 ottobre 2021 alle 00:00
Autore: Valerio Vicinanza
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