Una premessa è d’obbligo: la Salernitana, al netto della sconfitta casalinga con l’Empoli frutto soprattutto della serata no del proprio portiere, sta disputando un buon campionato e nel complesso merita la qualificazione ai playoff. Non ci iscriveremo mai al partito di chi vede ombre dopo ogni sconfitta, come se poi una società che spende 8 milioni di euro l’anno iscriva la squadra in serie B per vivacchiare. Salerno ha visto 2 volte la A in 101 e dovrebbe comunque concedere un minimo di credito al tandem Lotito-Mezzaroma che, tuttavia, dopo aver spadroneggiato in C ha mostrato qualche inaspettata lacuna in cadetteria. Troppo poco, per un binomio del genere, archiviare il quadriennio in B con due tornei anonimi e due salvezze ai playout scaturite anche dai guai finanziari di Lanciano e Foggia. Oggi la gente pretende, giustamente, il salto di qualità e per farlo era stato scelto un allenatore d’esperienza come Ventura al quale probabilmente è stata allungata la carriera dopo le disavventure con Chievo e Nazionale. A nostro avviso non è lesa maestà rimarcare i demeriti di un tecnico che, senza playoff, sarebbe paragonabile ai vari Menichini, Bollini che l’hanno preceduto. Nelle sue dichiarazioni Ventura dice sempre qualcosa di opinabile. Non ha senso rimarcare ogni volta che “siamo partiti da zero dopo aver fatto due volte gli spareggi per non retrocedere”: in un anno di lavoro le scorie del passato sono state abbondantemente accantonate, soprattutto perché la rosa è stata rivoltata come un calzino. Contro l’Empoli il trainer granata ci ha messo del suo. Sembra contraddittorio dire che “ho tenuto fuori Jaroszynski per dare continuità alla prova di Crotone” quando in realtà le pedine sono state spostate. Aya, ad esempio, raramente ha giocato sul centro-sinistra in carriera, Karo a destra ha sofferto molto contro Nedim Bajrami e tutte le variazioni tattiche a tre giornate dalla fine alimentano solo confusione. Aggiungiamo: senza Lombardi bisognerebbe dosare le energie di Cicerelli, invece l’ex Paganese gioca quasi da esterno basso, macina chilometri e inevitabilmente non ci sarà col Pordenone. Insomma, errori e ingenuità che hanno pregiudicato la sfida con l’Empoli e rischiano di penalizzare la Salernitana anche domani. A tal proposito spezziamo una lancia a favore di Capezzi Giannetti e Jallow.

Come si potrà mai pretendere da loro concentrazione e motivazione massima caricandoli di responsabilità in una partita determinante, da dentro o fuori, quando sono stati tenuti in naftalina pur con la possibilità di utilizzare cinque sostituzioni? Sicuramente il mister vede tutti i calciatori ogni settimana e sa meglio di ognuno di noi quali siano le condizioni psicofisiche. Ma pensare che Capezzi, che è stato titolare in A e ha vinto campionati in B, non possa fare una partita dall’inizio a Salerno per far rifiatare chi tira la carretta da un anno è quanto meno singolare. Stesso dicasi per Giannetti, punta che indubbiamente non ha vissuto la sua miglior stagione, ma che certo non potrà sbloccarsi almeno mentalmente se gioca una volta ogni cinque partite. Questo gruppo, se gestito a dovere, poteva ambire a qualcosa di più. Su questo non ci sono dubbi. Non si mettono sotto quasi tutte le big del campionato se non hai valori importanti. Ed è inutile dire che “i playoff erano l’ultimo degli obiettivi”: sa tanto di mettere le mani avanti. Per una metà classifica e una salvezza tranquilla andava bene qualunque allenatore. Se Ventura non giocherà gli spareggi sarà un fallimento. Della società, della squadra, ma anche suo. Basta alibi, basta esperimenti, basta formazioni e moduli stravolti, basta sacrificare i calciatori in ruoli diversi dalle proprie caratteristiche. La Salernitana ha tutte le carte in regola per essere una mina vagante, a patto che ogni componente faccia la sua parte. Compresa una tifoseria troppo fredda e distaccata per cantare “meritiamo di più” 

Sezione: Editoriale / Data: Dom 26 luglio 2020 alle 09:51
Autore: Luca Esposito / Twitter: @lucesp75
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