Il suo primo anno e mezzo a Salerno si chiuse con una salvezza tranquilla, ma soprattutto con una scelta da grande uomo che è merce rara nel mondo del calcio: rinunciare a un ingaggio importante pur di star vicino alla sorella purtroppo afflitta da gravi malattie. E, in fondo, se quella Salernitana ha conquistato la salvezza nonostante la clamorosa crisi nel girone di ritorno fu merito proprio di quei punti accumulati da agosto a inizio dicembre. Il destino ha riservato successivamente una seconda chance a Stefano Colantuono che, chiamato personalmente dall'ex amministratore unico Ugo Marchetti, accettò la destinazione per uno stipendio quasi simbolico e in una fase particolarissima. Tra trust, covid, rischio estromissione e rosa incompleta, il mister riuscì comunque a vincere a Verona e a prendere 4 punti a Venezia e Cagliari. Due scontri diretti che, di fatto, hanno determinato la classifica finale. Ospite del convegno dedicato al libro Macte Animo, l'attuale responsabile del settore giovanile granata ha ricordato quei momenti parlando ai tanti tifosi presenti con obiettività: "La mia prima esperienza si è conclusa per i motivi che tutti conoscete, quella famosa frase sulla "pressione" era riferita al momento personale che stavo vivendo. A parte quelle tre sconfitte di fila, che ci possono stare quando costruisci una squadra ex novo, eravamo stabilmente nelle zone alte della classifica, a pochi punti dal primo posto. E in estate lavorammo tanto per migliorare sul piano delle strutture. Mi hanno richiamato un anno fa, fu una telefonata inaspettata. A Salerno sono stato benissimo, c'erano delle difficoltà e non potevo dire di no pur consapevole che la situazione fosse delicata. A dicembre il pericolo estromissione era concreto, il calciatore che s'allena senza sapere che futuro avrà è normale che inizia a fare qualche valutazione. "E se mi infortunio, ci cancellano e nessuno mi prende?" era il pensiero fisiologico di chi aveva dato tanto ma inconsciamente si guardava intorno. Tutto sommato qualche soddisfazione ce la siamo tolta, i 9 punti conquistati rappresentano il 30% di quelli totali. Negli scontri diretti tenemmo testa: vittoria a Venezia, pari a Cagliari e Genova. Tutte e tre fuori casa, in campi difficili. A Verona vincemmo 2-1 in condizioni disperate, con Napoli e Lazio dovetti far giocare i ragazzini perchè avevo 12-13 persone fuori col Covid. Per fortuna a Udine non scendemmo in campo".
Colantuono racconta quale sia stato il suo stato d'animo durante la gara con l'Udinese: "Una stagione così è irripetibile, davvero. Tutto quello che poteva succedere è successo. E mica potevamo immaginare un finale normale? Ero a San Benedetto, al 45' la gara di Salerno era già virtualmente conclusa e compromessa. Tutto dipendeva da Venezia-Cagliari. Così ho iniziato a passeggiare da solo in città, avrò fatto 15 chilometri a piedi. Di tanto in tanto telefonavo a qualche collaboratore per capire che tipo di partita stesse venendo fuori al Penzo. C'era sempre la paura del gol del Cagliari in extremis. Alla fine è andata bene, ho esultato. Lì mi conoscono tutti, ogni tanto qualcuno in auto si fermava e mi chiedeva che stessi facendo. Una tensione incredibile, pensavo anche alla tifoseria e alla rimonta che aveva fatto la squadra. Retrocedere sarebbe stato beffardo. Fui felice: da tifoso, da persona che vuol bene ai salernitani e anche per motivi professionali, visto che la salvezza ha fatto scattare il mio rinnovo". A conferma del fatto che il rapporto con Iervolino è sempre stato ottimo anche dopo l'esonero (e anche dopo qualche dichiarazione del patron che, in modo corretto, seppe fare un passo indietro), oggi Colantuono ricopre un incarico importante: "Mi convocarono a Salerno, ero convinto volessero concordare la risoluzione del contratto. Invece mi hanno proposto un ruolo che mi piace molto. Qui sto benissimo, mi sento a mio agio. C'è un grande lavoro da fare, una realtà come questa non può prescindere da un grande settore giovanile e da troppo tempo il vivaio non mette a disposizione della prima squadra talenti pronti per il professionismo. Il presidente investirà anche in infrastrutture e questo agevolerà il nostro lavoro. Iervolino è un imprenditore vincente, ricordo il nostro primo incontro. Ero convinto volesse parlare di mercato, di campo o addirittura di un licenziamento, invece volle soffermarsi sul settore giovanile chiedendo una sorta di relazione. Lì capisci che il progetto è serio per davvero. E sono felice di farne parte".
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