Un'attesa infinita, una telenovela che inizia a diventare stucchevole e preoccupante. Al 28 di giugno e a una settimana esatta dal raduno in città per le tradizionali visite mediche, la Salernitana è un cantiere aperto laddove regna sovrana la confusione. Non ce ne voglia nessuno, ma mai ci saremmo aspettati di ritrovarci dopo due anni e mezzo in questa situazione dopo promesse e proclami roboanti da parte di chi, è bene ricordarlo, ha evitato l'estromissione del campionato di A pagando, però, una cifra di gran lunga inferiore rispetto al valore della società. Chi all'epoca coglieva ogni occasione per "massacrare" i romani (i più vincenti della storia) dovrebbe oggi rimarcare con altrettanta enfasi che - ad esempio - non c'è stata ancora la presentazione del nuovo direttore sportivo nè dell'allenatore. Non è stato comunicato, inoltre, il programma delle amichevoli estive, non si sa quale sa il budget a disposizione di Petrachi e il mercato in entrata è fortemente condizionato dall'incertezza sul nome del presidente. Come se non bastasse la mesta retrocessione a suon di record negativi, eccoci qui a commentare con profondo senso di impotenza una programmazione che sta partendo in grave ritardo, con un vantaggio temporale dilapidato e un presidente accolto con i tappeti rossi ma che ha perso buona parte dell'entusiasmo iniziale per motivi che tuttora sfuggono alla nostra logica. O davvero vogliamo credere che basti uno striscione per ridimensionare un progetto ambizioso?
Non mancano, inoltre, i soliti e spesso unilaterali alibi politico-finanziari forniti da chi, tramite media e social, ha stravolto troppe volte la realtà danneggiando la Salernitana. O abbiamo dimenticato l'oracolo di Delfi che profetizzava una salvezza a marzo? Un caos totale, un qualcosa di sportivamente parlando triste e che richiederebbe una civile, ma forte presa di posizione da parte di una tifoseria che, ad oggi, non è mai andata oltre il coro contro i calciatori. Quali sono le prospettive future? Si parla con insistenza di questa Brera Holdings, quella che da due mesi non ha ancora fatto l'offerta vincolante e che vuole pagare l'acquisto della Salernitana a rate legando gli investimenti alle entrate. Troppo semplice, troppo comodo. Quali investimenti propri sono disposti a fare? Come mai il loro nome è stato accostato anche ad altre squadre senza che si chiudesse mai nulla? Ci possiamo fidare di un fondo che basa la propria attività sugli eventuali investimenti degli azionisti? Per la serie "la cura è peggiore del male".
Ancor meno incoraggiante il piano B. Perchè l'alternativa, ad oggi, è la permanenza di un patron sfiduciato, demotivato, che da sessanta giorni sta provando a uscire di scena e che ha rifiutato ogni tipo di dialogo con i club organizzati e con il mondo ultras. E questi silenzi, pur nel rispetto dei patti di riservatezza che coprono trattative così delicate, iniziano a stancare. Mentre il medico studia l’ammalato muore, dice il proverbio. Ben venga l'arrivo di un direttore sportivo del livello di Petrachi (e far peggio di De Sanctis e Sabatini sarà impossibile). Il neo ds comunque ha il suo piano di rilancio a cominciare dall' interessante scommessa Sottil che, sul piano caratteriale, è quel sergente di ferro che tanto è mancato. Ed ha una logica scegliere Colantuono come direttore tecnico, lui che ha collezionato oltre 500 panchine tra i professionisti e che è uomo di calcio che conosce come le sue tasche Salerno e la Salernitana. Ora, però, manca il tassello più importante: un presidente credibile, che investa e che voglia riportare in A la squadra. Uno scatto d'orgoglio di Iervolino varrebbe più di qualsivoglia fondo senza un riferimento preciso e identificabile. Ma c'è da fare in fretta, per evitare di vivere un altro ritiro surreale come quello della passata stagione. Quando si materializzò l'inizio della fine…
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