Alla fine è avvenuto quel che tutti in fondo speravano ed il riavvicinamento del patron Iervolino alla piazza ed alla tifoseria granata è stato accolto positivamente anche dai più accaniti detrattori dell'attuale governance, consapevoli questi ultimi di quanto oggi sia difficile reperire una proprietà solida economicamente e in grado di dare continuità al progetto sportivo. Un primo ed importante passo quello compiuto dall'imprenditore partenopeo, che è riuscito a mettere da parte risentimento ed orgoglio ed ha in qualche modo compreso le giuste ragioni di un ambiente che si è sentito tradito dall'uomo nel quale così tante speranze ed aspettative erano state riposte. L' aver effettuato questo confronto tra il massimo dirigente campano e una delegazione della Curva Sud Siberiano al Mary Rosy ha un significato di disgelo e di punto di ripartenza, dopo mesi e mesi di snervante attesa da parte della torcida granata. Alla visita e alle belle parole spese dovranno ora ovviamente seguire un bel po' di fatti, di segnali tangibili ed inequivoci di una reale volontà del patron di riavvicinarsi alla sua creatura, tornando a garantire gli investimenti necessari per rilanciarla e consolidarla, stavolta senza inciampi né crisi di rigetto.
Raffreddarsi radicalmente e risentirsi umanamente può essere possibile e giustificabile quando si ritiene di aver dato tanto e ricevuto assai meno e quando si è rimasti delusi da parte di istituzioni locali che non avrebbero secondato aspettative importanti della proprietà riguardo la convenzione per la gestione diretta dello stadio Arechi per un lunghissimo arco temporale e altre opere e infrastrutture. Molto meno comprensibile e giustificabile sarebbe stato invece l' abbandonare la nave quasi da fuggitivo e trattare la Salernitana come una qualsiasi azienda privata non più ritenuta importante e meritevole di iniezioni di capitali e sforzi gestori. Iervolino aveva ed ha, come imprenditore che ci mette la faccia e soprattutto il denaro (tanto) per fare girare la giostra, tutto il diritto di farsi i propri conti e di pianificare un anno di transizione, ma cio che è mancato e non doveva mancare era la chiarezza e la trasparenza di una comunicazione tra governance e piazza che era stata sbandierata e presto del tutto accantonata, in nome di un silenzio ed un' assenza pesanti e obiettivamente inaccettabili. Normale che ora la piazza, pur avendo gradito il passo dell'ex presidente, sia un po' cauta al punto da attendere comferme e prove concrete di inversione di rotta da parte sua, così come è altrettanto normale attendersi d'ora innanzi ben altro modo di comunicare e di essere presente.
Oltre a qualche delusione legata al rapporto mai decollato realmente tra Iervolino e le istituzioni, tanto hanno pesato pure le delusioni puramente calcistiche incassate da Iervolino e legate all' operato di dirigenti sul mercato (definiti da lui troppo autoreferenziali), da calciatori e procuratori, dalla classe arbitrale e dalla tifoseria. Ma quel che è stato percepito a seguito del comportamento del proprietario del club di via Allende è stato essenzialmente un essere troppo negativizzato e un eccessivo cercare nemici con cui scontrarsi, mentre un sano e costruttivo dialogo (da subito chiesto e per troppo tempo negato) avrebbe potuto evitare tante voci ed incomprensioni. Il dialogo ed il confronto mai dovrebbero mancare e soprattutto dovrebbero trovare poi riscontro in una politica del fare e del lavorare, alla luce del sole e per un obiettivo dichiarato e condiviso, realistico quanto concreto. Chiarezza dovrebbe alla città Iervolino ma anche chiarezza e giusta considerazione dovrebbero all'imprenditore di Palma Campania le istituzioni locali, quelle regionali come quelle comunali. Occorre anche la loro presenza e vicinanza, nel rispetto di leggi e ruoli, e soprattutto occorre la loro concretezza programmatica riguardo le grandi opere di ristrutturazione dello stadio Arechi e del campo Volpe, che direttamente interessano il club granata, e , non ultimo, il restyling del glorioso Vestuti, non per giocarci ma per rispettare il suo carico di storia e l'amore che suscita in tanti salernitani.
Le colpe non vanno attribuite tutte ad una sola parte e, soprattutto, non andrebbero d'ora in poi neppure cercate più, in nome di un più produttivo e pragmatico programma condiviso, dove le istituzioni devono fare le istruzioni, la società deve fare la società e la tifoseria deve sostenere la squadra e amare la casacca con il cavalluccio marino come suo simbolo. Cosa, però, potrebbe aver indotto il riavvicinamento dell'ex presidente alla Bersagliera? Ci piace pensare che ciò, più che l'effetto di strategie pensate per vendere meglio, sia stato l' effetto di un lungo lavoro ai fianchi eseguito da un direttore sportivo in grado di dare segnali forti alla proprietà e di suscitare di nuovo fiducia e positività nella medesima. Iervolino avrebbe iniziato a fidarsi di Petrachi, delle sue idee e della sua progettualità, così come avrebbe toccato con mano quanto denaro è entrato nelle casse societarie grazie all' ex dirigente di Torino e Roma. Petrachi potrebbe essere, quindi, proprio quell'uomo di calcio giusto per poter aprire un ciclo virtuoso e iniziare a dirigere una società che, con il tempo e non bruciando le tappe, potrebbe davvero divenire virtuosa ed autosufficiente a livello di bilanci. Un calcio sostenibile ma non per questo meno competitivo sarebbe possibile pertanto e ciò avrebbe ridestato Iervolino e famiglia, con la consapevolezza però che la Salernitana deve puntare alla massima serie, categoria che merita e che consente, ben più di una cadetteria dalla difficile quadratura economica, di fare del calcio un business, così come, numeri alla mano, dimostrano realtà consolidate in A tipo Atalanta, Udinese e lo stesso Empoli.
Uomini giusti e tempi di realizzo giusti sarebbero mancati per dare corpo ad un bello e comprensibile obiettivo, ma il patron, con qualche anno di ritardo, avrebbe tutto per poter riprovarci e ritrovare entusiasmo e coinvolgimento emotivo per la Salernitana. Il denaro non manca e l'esperienza acquisita dovrà pur servire, e ciò dovrebbe essere sufficiente affinché il patron si persuada che uscire da perdente in B sia assai meno conveniente che riscattarsi tornando in A ed acquisendo ulteriore valore con il successivo consolidamento del club tra i grandi del calcio italiano. Successivamente se Iervolino vorrà ancora cedere potrà anche farlo, a patto che, come egli stesso suole dire, ciò avvenga in favore di interlocutori affidabili ed all'altezza di una piazza storica ed ambiziosa come quella di Salerno. Urgono, però, da parte di chi rappresenta le istituzioni, tempi certi di avvio e chiusura dei cantieri degli stadi, è necessario coinvolgere in modo massivo il club e chi lo rappresenta al tavolo delle decisioni e difendere la società da possibili angherie e torti vari di un sistema calcio che purtroppo ha perso ultimamente un bel po' della sua credibilità. Urge, infine, soprattutto che tutte le componenti si compattino per davvero e remino nella stessa direzione, ciò per rispondere ai segnali positivi lanciati da staff dirigenziale, tecnico e calciatori in primis e per spostare le lancette indietro e fare ripartire il progetto di Danilo Iervolino a Salerno. All' ex proprietario di Unipegaso il compito di riaccendere voglia, fiducia ed entusiasmo tra gli aficionados granata e di recuperare la sua stessa credibilità calcistica, con la consapevolezza che Salerno lA meritA.
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