Permettetemi di iniziare l'editoriale di oggi nel ricordo di Giovanni Adinolfi. Un giornalista attento, scrupoloso, tifoso della Salernitana, scovato con un colpo di fortuna ai tempi di quel fenomeno sociale chiamato Granatissimi del quale è stato colonna portante per molto tempo. La notizia della sua morte rappresenta un dolore immenso per chi, come me, ha avuto la possibilità di conoscerlo dal punto di vista umano, prima ancora che professionale. Un ragazzo che si era costruito da solo e che, con tantissimi sacrifici, aveva raggiunto un'ottima posizione lavorativa senza mai abbandonare del tutto la passione per la scrittura. Un abbraccio enorme alla sua famiglia, agli amici, a tutti i colleghi con i quali ha condiviso quel periodo magico e inimitabile nel quale l'umanità della nostra redazione ci permise di diventare un fenomeno sociale e un punto di riferimento. Caro Giovanni, ti vorrò sempre bene e occuperai un posto speciale nel mio cuore. Parlare di calcio dopo questa doverosa premessa è difficile: quando ci lascia un ragazzo così giovane e col quale hai condiviso parte della tua vita sembra tutto tristemente inutile.

Ma la passione per il calcio, in fondo, ci consente anche per qualche minuto di staccare la spina dai problemi della quotidianità, pur con una Salernitana che di gioie proprio non vuol darcene. Manca un giorno all'esordio in campionato (per fortuna contro un Siracusa che verrà qui senza acquisti e con tanti giovanotti del vivaio) e la società capitanata da Danilo Iervolino non ha ancora preso un difensore centrale rapido, un centrocampista di qualità, un esterno destro titolare e un bomber da doppia cifra. Se poi pensiamo che la telenovela estiva corrisponde al nome di Tascone dopo essere stati abituati ad ammirare le gesta di Ribery, Dia, Ochoa e Candreva è inevitabile che la tristezza prenda il sopravvento e che quasi venga voglia di stracciare tutti gli abbonamenti tv e godersi la domenica in famiglia. A proposito di abbonamenti. Ai tempi dei "romani" ricordiamo ancora tutti quei folli pregiudizi che spinsero la gente ad allontanarsi dagli spalti. Galleggiamento, multiproprietà, freno a mano, dignità, in A non si può andare e altre filastrocche alimentate da parte della disinformazione locale.

Ma, si sa, in questa città c'è un mix tra memoria corta e malafede e dobbiamo rassegnarci. Tuttavia è innegabile che sottoscrivere 4000 abbonamenti in 10 giorni dopo due retrocessioni di fila, con un mercato al risparmio, un allenatore alla prima esperienza in una grande piazza e dichiarazioni pubbliche da far impallidire è un qualcosa di incomprensibile. Come potrà la proprietà capire i propri errori se non si ha la capacità di portare avanti una pacifica, ma dura contestazione che accomuni ogni componente? Iervolino e Milan, per le promesse non mantenute e gli orrori fatti in questi due anni e mezzo, meriterebbero uno stadio totalmente vuoto e silenzioso, con incassi zero e un solo striscione: "O investite o la vendete". C'è chi sarebbe pronto a ripartire anche dalla D con un'altra società pur di non assistere a questo caos senza precedenti che ha fatto allontanare chi, il cavalluccio, lo tiene tatuato sulla pelle. Con amarezza posso dire di far parte di questa schiera. Perchè non mi interessa il mercato, non mi appassiona vedere in anteprima le nuove maglie da gioco, non mi sfiora nemmeno per l'anticamera del cervello andare allo stadio e mai l'avvicinarsi del campionato mi aveva comportato un senso di indifferenza e insofferenza del genere. Grazie Iervolino, grazie Milan, grazie Faggiano, grazie Pagano, grazie a tutti quei protagonisti che, in questi anni, hanno fatto di tutto per rovinarci quel sogno chiamato serie A trasformandolo in un incubo senza via d'uscita. "Solo per la maglia" è slogan ormai retorico e superato. Non è un problema di categoria per chi ha visto decenni di C al Vestuti. Ma vedere all'opera questi giocatori dopo aver visto top player internazionali, proprio no!

Sezione: Editoriale / Data: Dom 24 agosto 2025 alle 00:01
Autore: Maurizio Grillo
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